Marie Antoinette

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Sofia Coppola conclude la sua ideale trilogia di film iniziata con "Il Giardino delle Vergini Suicide" e proseguita con "Lost in Translation".

La regista ripercorre il tema di un destino ineluttabile, della difficoltà di comunicazione, del condizionamento ambientale. Questa volta la storia è ambiziosa: la parabola della vita di Maria Antonietta, la giovane delfina austriaca che diventa regina proprio pochi anni prima di uno degli eventi più significativi della storia: la rivoluzione francese.

La messa in scena è sfarzosa e l'ambientazione è proprio la reggia di Versailles, che ha profondamente ispirato la recitazione degli attori protagonisti. Sofia ama prendersi gioco delle paludate regole della celluloide, imprime un tocco di stile nelle musiche anacronistiche, nei colori da pasticceria, nei movimenti di macchina, fino ad alcune delle azioni dei protagonisti.

La pellicola è triste e allegra allo stesso tempo, a passo spedito ma indolente si giunge al finale drammatico, ma senza perdere la testa.

Sofia Coppola e Kirsten Dunst a Versailles per "Marie Antoinette"

UPDATE: un giretto a Versailles ?
UPDATE: I costumi di Milena Canonero

★ ‘Marie Antoinette’ and the Argument for Mise-en-Scène as Film Form


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