Una lista molto particolare perchè i film sono molto interessanti, provenienti da ogni parte del mondo, ordinati cronologicamente, ma soprattutto non c'è nessun film famoso o rinomato e quindi già citato mille volte in altre liste simili.
Il famoso titolo Cinemaware sembra un omaggio al "Top Gun" del 1927 con Clara Bow, una delle attrici più iconiche degli anni ruggenti.
Si tratta di un film di azione con risvolti romantici. Centinaia di piloti furono impiegati nella sua realizzazione e la ricostruzione della battaglia di Saint Mihiel fu uno sforzo colossale, con migliaia di comparse. Vinse il primo premio Oscar come miglior film.
Quest'anno è entrato a far parte del pubblico dominio.
Il canale youtube di Alex Ball si occupa di sintetizzatori d'epoca, making of di colonne sonore cinematografiche, tutorial, documentari fai-da-te, produzione e composizione musicale.
Stavolta ci regala un approfondimento su How the Tron Music was made. Della colonna sonora di questo film esteticamente fondamentale si occupò nientemeno che Wendy Carlos (sito ufficiale, imdb, spotify) pioniera assoluta della musica elettronica, diplomata in musica e laureata in fisica, autrice anche delle colonne sonore di "Arancia Meccanica" e "Shining".
Sarà il carisma, sarà l'accento, il cognome iconico, saranno i numerosi film e l'aver interpretato magistralmente Conan, ma c'è qualcosa di magico nelle storie che racconta Arnold Schwarzenegger. Forse l'ingrediente segreto e trascinante è la venerazione della dura fatica per ottenere un risultato.
Oggi guardare un film è un'esperienza coinvolgente grazie agli effetti speciali, i dialoghi, le colonne sonore, le immagini a colori e molto altro, soprattutto nelle sale cinematografiche. Ma prima che venissero introdotte le tecnologie del suono e del colore, i registi dovevano fare affidamento su un numero molto minore di strumenti per raccontare le loro storie al pubblico in modo divertente.
Circa un secolo fa, in Giappone, la richiesta di aggiungere una nuova componente all'esperienza cinematografica si fece sempre più pressante. Esisteva un ruolo molto affascinante per coloro che potevano arricchire queste storie e immergere il pubblico nell'universo dei film. Essi compensavano la mancanza di suoni, colori o effetti speciali colorando i film con la loro voce: i katsudou benshi o benshi (弁士, "narratori di film"). Ma la cosa ancora più sorprendente è che esistono ancora oggi.
Il suo "Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte" (Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte) si trova all'Art Institute di Chicago. E compariva anche in "Ferris Bueller's Day Off". L'Istituto d'Arte appare solo come una delle attrazioni di Chicago, incredibilmente varie, di cui godono il protagonista del film, il liceale marinaro e i suoi amici, persino l'ansioso Cameron, che esce per un attimo dalla sua vita travagliata mentre è affascinato dal quadro più famoso di Seurat. Più lo guarda da vicino, meno sono distinguibili le sue figure parigine, che si dissolvono in campi di punti colorati.
Georges Seurat rivelò una volta di essere "interessato a trovare una formula ottica" per la pittura da quando aveva solo 17 anni. Seurat trascorse la maggior parte della sua vita adulta a pensare al colore, a studiare teorie e a capire sistematicamente come un colore, posto in una serie di punti accanto a quelli di un altro, crei un colore completamente diverso quando colpisce la retina dell'occhio umano. Come un colore possa farne apparire un altro luminoso e vibrante.
Austin Kleon (twitter, instagram, newsletter) ci spiega in questo articolo che, nel 2014, il regista Steven Soderbergh ha pubblicato una versione in bianco e nero de "I predatori dell'arca perduta" con la colonna sonora di "The Social Network" come esercizio di studio della messa in scena. Da allora quello è diventato il suo modo preferito di guardare il film di Spielberg.
Ha visto "I predatori dell'arca perduta" probabilmente un centinaio di volte e potrebbe recitare i dialoghi riga per riga, ma quando lo rivede in bianco e nero, riesce ad estraniarsi dalla pellicola ed è come vedere un film nuovo.
E' molto facile considerare il bianco e nero, in questa epoca di effetti speciali sfolgoranti, come qualcosa di antiquato e che non aveva senso di per sè, noient'altro che una limitazione tecnica. Può essere controintuitivo ma invece il bianco e nero è ovviamente un vero e prorio stile che conferisce "gravitas" all'immagine. Non funziona per tutti i film però, alcuni perdono molto, altri invece diventano diversi e forse ancora più interessanti.